Miei cari amici,
Eccomi qui per la prima volta a rivolgervi i miei auguri per l’anno che sta per sorgere. Ve li rivolgo senza nessuna formalità, fuori da ogni norma protocollare, il protocollo mi dà sempre un po’ di fastidio. È come se fossi seduto alla vostra tavola, alzassi con voi il bicchiere, bevessi alla vostra salute, alla salute di Locarno e anche alla mia.
Sono trascorsi pochi mesi dalla mia nomina a sindaco: con un po’ di commozione, ma anche di preoccupazione mi accingo a dirvi due parole per il nuovo anno.
Essere sindaco di Locarno è, infatti, una responsabilità enorme che si assume sia nei confronti delle persone che appartengono alla collettività , sia per il rispetto che si deve ad una città che ha un grande significato per il Cantone intero. Ma non si può non essere catturati dal fascino che essa manifesta in tutte le sue componenti.
In questa occasione è tradizione che si prepari il riassunto di quanto è stato attuato e di quello che si intraprenderà nel prossimo futuro, perché è così che si pensa di dar conto del lavoro svolto e si manifesta l’impegno ad operare sempre meglio.
Tuttavia mi sono accorto che si rischia di esibirsi in una monotona litania, che può suonare autoreferenziale, di cose più o meno conosciute dalla gente, ripetute di anno in anno, a testimonianza della lentezza di come i problemi vengono affrontati, piuttosto che dell’efficienza dell’amministrazione.
E perciò il mio saluto di Capodanno, del mio primo Capodanno, non vuole diffondersi a raccontarvi del Centro Logistico appena inaugurato, dei problemi che affliggono il turismo, grande risorsa economica da saper sfruttare, oppure, di come siamo riusciti a far quadrare il bilancio.
Desidererei invece con tutti voi assumere un impegno, che è molto più di un augurio: L’impegno di trovare tutti insieme il sistema per essere più efficienti e, contemporaneamente, più vicini ai cittadini nelle scelte che coinvolgono la Città.
Per raggiungere questo scopo occorre guardare con ottimismo e apertura mentale alle cose da concretizzare, ma soprattutto coinvolgere la popolazione in tutta la sua diversità nella conoscenza più dettagliata possibile dei problemi, attraverso tutti gli strumenti disp onibili.
La molteplicità e la complessità dei problemi richiede di avvalersi di strumenti tecnici di misurazione. Questo, però, comporta un duplice pericolo: limitarsi all’esercizio burocratico di redigere lunghe enumerazioni di buoni propositi – mete, obiettivi e indicatori statistici -, o credere che un’unica soluzione teorica e aprioristica darà risposta a tutte le sfide. Non bisogna perdere di vista, in nessun momento, che l’azione politica ed economica, è efficace solo quando è concepita come un’attività prudenziale, guidata da un concetto perenne di giustizia e che tiene sempre presente che, prima e al di là di piani e programmi, ci sono donne e uomini in carne e ossa, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono e che molte volte si vedono obbligati a dover rinunciare a certi loro diritti perché non riescono a sbarcare il lunario, perché la malattia li blocca e li isola, perché una penosa situazione famigliare li annienta e avvilisce.
Affinché questi uomini e donne possano sottrarsi alle difficili condizioni in cui si trovano, bisogna consentire loro di essere degni attori del loro stesso destino.
Il politico non ha solo il compito di non guastare ciò che la vita sociale, nel suo evolvere, va di per sé costruendo. Tra la disponibilità e la realtà , tra la ricchezza di base e la composizione armonica nel contesto sociale vi è uno spazio molto vasto (e ricco di problemi di ogni genere), il quale ha da essere occupato da un’indispensabile e lungimirante iniziativa politica. Ad essa spetta concepire una sintesi appropriata e organizzare il consenso non intorno a dati particolari, benché importanti, ma intorno ad un disegno complessivo e, nella sua complessità, compiuto e stabile.
Non si tratta, bisogna ribadirlo, di alchimie, di artifici, di cortine fumogene, ma di una seria ponderazione degli elementi in gioco, di una ricerca di compatibilità, di una valorizzazione dell’unità nella diversità, di un’attenzione al singolo cittadino senza però mai dimenticare l’intera cittadinanza.
Mentre l’anno 2015 ci ha appena lasciato, auspico che il nuovo ci faccia ritrovare traccia di un percorso comune, l’idea di un percorso collettivo.
Perché non di sole pietre, strade e palazzi è fatta una città, ma anche e soprattutto di relazioni tra persone, di tutela delle forme preziose di esperienza, di aspettative condivise di futuro.
Ci sarà tempo per parlare delle cose realizzate e di quelle da realizzare, di idee e programmi, progetti e servizi da migliorare.
Oggi l’augurio è che l’arrivo del 2016 sia portatore di una rinnovata fiducia in ciascuno di noi, nella consapevolezza dei nostri limiti, ma anche della straordinaria forza delle nostre passioni.
Ce la faremo!
Buon anno, amici miei.
Alain Scherrer
Locarno, 1 gennaio 2016
(foto: Samuel Golay - Ti-Press / Samuel Golay)