Giudicare una lista senza conoscere i candidati è un errore. Si rischia di etichettare cinque persone in modo sbrigativo, ma soprattutto di sbagliarsi non appena avuta l’occasione di ascoltarli. I nostri candidati hanno lottato contro pregiudizi e sarcasmo, diffusi da persone in parte sfiduciate, ma anche purtroppo in mala fede. Oggi, a poche settimane dall’elezione, molti liberali radicali hanno capito che la nostra è la lista più solida e apprezzata! Giustamente ognuno difende i colori del proprio partito, ma esiste pur sempre un giudizio oggettivo che non si può ignorare. Si tratta dell’opinione di quelle persone che non partecipano attivamente alla vita politica del Cantone. Non hanno partito e non si lasciano sorprendere dalle battute di spirito, oppure dall’abbigliamento dei candidati; ma si interessano alle loro idee, ai loro programmi. Molti ticinesi sono alla ricerca di un punto di riferimento, di un progetto che non sia riassumibile in una frase ad effetto che spesso è la semplice descrizione degli estremi di un problema. Sono le persone che a mio avviso decideranno le elezioni. Per conquistare la loro fiducia, non bisogna fotocopiare i programmi già scritti da altri, ma avere l’intelligenza di esprimere anche e soprattutto quanto nessuno in campagna elettorale ha il coraggio di affermare per paura di perdere consensi apparentemente, e sottolineo apparentemente, sicuri. I candidati della nostra lista stanno muovendosi in modo convincente in questa direzione. I profili si compendiano e le loro personalità non generano litigi. Formano una squadra consapevole della necessità di condividere un solo obiettivo. Hanno capito che non serve “scannarsi” per arrivare minimo secondi, se poi non si riuscirà a riconquistare il secondo seggio. Li ho ascoltati e apprezzati. Sono preparati e invitano il Ticino a riflettere con loro, chiamando l’elettorato a volgere lo sguardo verso il futuro. Un quotidiano chiede a tutti i candidati quale sia il difetto peggiore dei ticinesi. Emerge un quadro desolante, poiché la sfiducia, la chiusura, l’autocommiserazione, ossia le risposte più frequenti, sono oramai diventate un elemento che caratterizza la mentalità di buona parte della popolazione in questo momento storico. E allora mi permetto di esortare i nostri candidati a far emergere anche le virtù dei ticinesi, affinché possano ulteriormente dimostrare la loro solidità. Dunque, sono fiducioso, ma non ancora ottimista. Non sono due complimenti e cinque sale di comizio gremite a fornire le risposte che attendiamo. I complimenti sono uno stimolo a continuare sulla via tracciata; non devono accontentare o compiacere. Il lavoro terminerà pochi minuti prima di mezzogiorno del 19 aprile prossimo.