Locarnese e turismo: guai stare fermi al palo!

Simone Merlini, Consigliere comunale uscente,  candidato al Municipio e al Consiglio comunale

Quando una regione vuole essere turistica deve concentrarsi su più aspetti. Spesso si tende infatti a porre l’accento subito sulla qualità delle strutture alberghiere, l’offerta di grandi eventi e il marketing territoriale. Tutti aspetti molto rilevanti, ma non sufficienti. Nel settore alberghiero e delle residenze secondarie si nota un invecchiamento del turista medio che raggiunge la nostra regione. Anzi, un fenomeno ancor più preoccupante è l’abbandono della meta del Locarnese da parte dei giovani di affezionate famiglie che sono sempre venute in Ticino per le loro vacanze. Lo testimoniano per esempio le molte residenze secondarie le cui tapparelle rimangono sempre più abbassate.

Il territorio per essere (ancora) attrattivo deve essere dinamico e vivo con sempre più costanza, proponendo inziative durante i cosiddetti “periodi morti” fra i grandi eventi. Occorre che l’amministrazione pubblica sia amica di tutti coloro che vogliono dare una mano all’ospitalità. Non basta il luxus hotel o la grande serata del Festival. Ci vogliono i piccoli concerti, le serate organizzate dai bar, le manifestazioni promosse dalle associazioni, le idee dei privati. Detto altrimenti: le iniziative nate dal basso devono essere incentivate dall’alto.

Ma c’è anche un altro fattore, spesso sottovalutato: la pianificazione del territorio. Oggigiorno si notano sempre più gli effetti di una pianificazione locale fatta a compartimenti stagni: si separa giovani e anziani, lavoratori e pensionati, turisti e residenti. Le zone urbane negli anni sono state costruite trascurando la necessità di evitare quartieri e Comuni-dormitorio, dove non c’è alcuna interazione sociale.

È questa la vitalità che spesso i turisti si aspettano. Con 100 euro oggi voli andata-ritorno verso località che vantano una vitalità intensa dalla mattina alla tarda sera, sfruttando una cultura dell’offerta davvero invidiabile. Non possiamo permetterci di rimanere fermi al palo, perché senza una nuova attrattiva il Locarnese rischia di avvitarsi in una crisi da cui mai più uscirà.

Infine, dobbiamo (anche in vista dell’arrivo di Alptransit) spingere sull’acceleratore per quanto riguarda la mobilità. Nelle zone turistiche occorre potersi spostare anche senza automobile. Se ci spostiamo anche solo nelle città svizzere, quando scendiamo in strada sappiamo che a breve transita un bus o un tram (e in mano abbiamo la carta dei trasporti gratis offerta dall’hotel che ci ospita).

in “LaRegione”, 23 marzo 2013