Modello Bottom-up

Clusola di salvaguardia, un modello vincente e versatile
di Marcello Censi, Opinione Liberale 15 luglio 2016

Il Ticino che piace è quello di un Cantone propositivo che sa portare soluzioni concrete come lo è il modello della clausola di salvaguardia ticinese del ministro Christian Vitta e che il parlamento cantonale sostiene quale controprogetto all’iniziativa «Prima i Nostri» per le ragioni esposte dal grancosiglire Marcello Censi. 

Da pochi giorni sono entrato a far parte del parlamento cantonale e malgrado non mi ritengo un neofita della politica, ho già potuto constatare le complessità di un ingranaggio che per poter funzionare al meglio richiede soprattutto competenze e peculiarità non sempre evidenti. In una democrazia diretta e laddove si tende sempre a maggior libertà necessitiamo di una classe politica che possa guardare al di là degli steccati e in grado di valorizzare e difendere quei principi democratici che contraddistinguono la nostra identità.

La Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Unione europea, in apparenza un fatto che ci potrebbe lasciare indifferenti, ma in un mondo globalizzato gli approfondimenti e le relative soluzioni ad un tema di grande portata quale quello dell’immigrazione di massa potrebbero giungere anche dal basso. Ne è un esempio la clausola di salvaguardia regionale proposta dal nostro ministro Christian Vitta.

E’ innegabile che il problema dell’occupazione in Ticino è indissolubilmente connesso con l’entrata in vigore degli accordi sulla libera circolazione, forse più effetto che causa. Un mix di fattori concomitanti hanno contribuito a creare presupposti alquanto sfavorevoli per l’occupazione indigena. I giovani e in particolare i neodiplomati e neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro sono tra coloro che maggiormente sono colpiti, cozzando con una realtà molto cruda rappresentata da disoccupazione e precariato. 

Il frontalierato è un fenomeno che non va demonizzato e che anzi in certi ambiti risulta una necessità e forse una risorsa, purtroppo questi ultimi anni si è espanso a macchia d’olio e pertanto va arginato. 

Negli ultimi 10 anni a fronte di una liberalizzazione del mercato e di una forte pressione da parte dei paesi limitrofi alcuni operatori economici hanno approfittato della situazione sostituendo la manodopera indigena con lavoratori provenienti dalle zone di frontiera, cosa che alla lunga non può essere tollerata a scapito di un mercato interno asfittico e in grande sofferenza. 

Nell’ottica di poter migliorare l’accesso al mercato del lavoro per le persone indigene, l’UDC ha promosso un’iniziativa popolare, in data 23 aprile 2014, con l’intento di assicurare che il voto del 9 febbraio 2014 relativo all’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» fosse applicato e non restasse una chimera. 

In occasione di una delle ultime seduta del Gran Consiglio, il legislativo si è espresso sull’iniziativa popolare denominata «Prima i Nostri» per certi versi condivisibile nei contenuti, ma lacunosa nella forma, preferendo il controprogetto contenente il modello della clausola di salvaguardia, uno schema che partendo dal basso e interpretando le esigenze del nostro Cantone propone una ricetta valida anche a livello Nazionale e magari Internazionale. 

Se oltre Gottardo il voto del 9 febbraio 2014 alludeva in particolare al problema dell’immigrazione di massa, il modello ticinese vuole innanzitutto concentrarsi sui problemi specifici del mondo del lavoro, dalla pressione salariale al rispetto dei contratti collettivi, da una concorrenza che interpreta sempre più le leggi e i contratti collettivi di lavoro in modo alquanto discutibile e che tenta di risolvere i problemi sostituendo personale indigeno con manodopera a basso costo. 

La proposta ticinese declinata secondo esigenze regionali e settoriali può essere una proposta valida e applicabile anche ad un livello superiore. E’ un messaggio interessante anche verso l’UE in quanto nei suoi contenuti contempla dei parametri sociali e legati al mondo del lavoro. 

Da buon liberale sono convinto che lo Stato non debba assumere un ruolo di interventista sul mercato, ritengo però che una regolamentazione e un disciplinamento che consideri i bisogni della gente e che parte dal locale verso il globale possa essere la soluzione a parecchi problemi. 

Quale membro del PLR e a titolo personale ritengo opportuno sostenere in occasione della consultazione popolare del 25 settembre prossimo il controprogetto già approvato a suo tempo dal parlamento cantonale.