Sull’accaduto ha inoltrato ora un’interpellanza il gruppo PS/Verdi, che non perde nessuna occasione per mettere sul banco degli imputati la nostra polizia e il suo comandante. E questa volta secondo una logica che ricorda tanto quella favola in cui un lupo affamato, che non potendosi lamentare che l’agnellino a valle del fiume gli intorpidisse l’acqua che beveva, se ne uscì dicendo che suo padre l’aveva offeso, e se lo sbranò lo stesso.
Perché noi non capiamo perché puntare il dito sul comandante della polizia per aver definito durante un’intervista come “giovani disadattati” chi consuma bevande alcoliche e sostanze stupefacenti in questo luogo appartato, squallido e senza luce, come la cosiddetta “terrazza” del Rivellino. Termine forse forte, ma riferito al contesto sociale, che nulla ha a che fare con i rapporti genitori-figli.
A noi sembra che più che chiedere che fa la polizia nei confronti di quello che gli interpellanti stessi chiamano “disagio minorile”, e sentirsi urtati da parole ritenute offensive per i ragazzi e i familiari, sarebbe assai più educativo chiedere loro maggior responsabilità.
La polizia fa un grosso lavoro contro lo spaccio di droga a salvaguardia della nostra gioventù, così come contro altri reati, per la sicurezza dei cittadini. E pur riconoscendo la necessità che collabori con altri servizi, ad affrontare il problema del disagio giovanile ci stanno in primis i servizi sociali. A loro spetta di garantire prevenzione, sostegno e accompagnamento, con un impegno concreto sul terreno, che non può essere delegato alla sola polizia.
Non vorremmo insomma che a causa di certe sparate, alla stima per i nostri partner socialisti subentrasse il dubbio che, per dirla con lo scrittore Nicolás Gómez Dávila, “il socialismo è la filosofia della colpa altrui”.
Non sparate sul pianista! O delle sparate rosso-verdi.

