Riuso degli edifici dismessi

Opportunità per lo sviluppo urbano
Opinione Liberale, 15 luglio 2016

Gli edifici dismessi hanno un potenziale non da poco che secondo il PLR non può che interessare l’ente pubblico, e questo indipendentemente dall’estensione dei singoli stabilimenti. Prima di pensare a nuove costruzioni, infatti, sarebbe meglio pensare a come riutilizzare bene quello che di costruito c’è già. Una mozione in questo senso era stata inoltrata da Nicola Pini a nome del gruppo PLR, alla quale il governo ha risposto che i passi intrapresi colgano l’essenza delle richieste. Sul tema vi proponiamo l’intervista all’architetto Enrico Sassi, autore di uno studio sulle potenzialità degli edifici dismessi.

Enrico Sassi. Quali le considerazioni generali sulla mozione del PLR volta a rivitalizzare gli edifici dismessi?

Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un aumento della sensibilità per le questioni legate allo sviluppo sostenibile con particolare attenzione al tema della qualità dell’ambiente costruito e dello spazio pubblico. Per la città contemporanea le potenzialità legate al riuso di aree e di edifici industriali dismessi risultano essere strategicamente significative. 

Il Consiglio federale, nel suo rapporto intitolato «Politica degli agglomerati della Confederazione» (2001), aveva già espresso le sue direttive per uno sviluppo sostenibile dello spazio urbano, raccomandando in particolare di «limitare l’espansione territoriale delle zone urbane, strutturarle e promuovere lo sviluppo centripeto degli insediamenti». In rapporto a questo obiettivo risulta fondamentale conoscere e valutare le potenzialità di intensificazione della struttura urbana con particolare attenzione alla riconversione di aree o di edifici industriali dismessi. A livello cantonale il Piano Direttore nella sua scheda R10 «Spazi pubblici e qualità dello spazio costruito» definisce come uno dei temi prioritari il «recupero o il riutilizzo di strutture, impianti o aree in disuso»; stesso concetto ripreso anche dalla scheda R7 «Poli di sviluppo economico PSE» che raccomanda di «promuovere la riconversione di spazi (terreni o edifici) dismessi o sottoutilizzati». La mozione del PLR volta a rivitalizzare gli edifici dismessi risulta pertanto essere consona agli orientamenti per uno sviluppo sostenibile del territorio.

Concretamente in cosa consisterebbe tale azione?

Un primo studio sulle potenzialità degli edifici dismessi era stato realizzato nel 2007. Il Cantone ha commissionato quest’anno alle strutture di ricerca dell’Accademia di architettura «Laboratorio Ticino» e «Osservatorio dello Sviluppo Territoriale» un nuovo studio sulla condizione delle aree di lavoro e sul grado di occupazione degli edifci a destinazione d’uso industriale. I risultati dovrebbero essere disponibili nei prossimi mesi.

Dal punto di vista pratico vanno segnalati alcuni esempi di riuso: l’antica tabaccheria Polus di Balerna è stata riconvertita e accoglie oggi numerose piccole imprese e start-up; il cementificio della Holcim con l’impianto di estrazione sono stati trasformati nel percorso del cemento all’interno del parco delle Gole della Breggia; l’ex fabbrica Cima Norma di Torre Dangio, un tempo destinata alla fabbricazione del cioccolato, è stata trasformata da una fondazione (La Fabbrica del Cioccolato) in spazi destinati all’arte. 

Dal punto di vista personale posso riportare alcune esperienze professionali in corso. In veste di architetto mi sto infatti occupando di alcuni progetti di recupero: il comparto Fornaci del comune di Riva San Vitale, dove si prevede di valorizzare le antiche fornaci introducendo nuove attività lagate al tema del cotto e della ceramica intensificando la relazione con il lago; il recupero del Mulino del Daniello all’interno del parco Valle della Motta dove si prevede di riutilizzare il mulino per finalità sia commerciali che didattiche rimettendo in funzione le macine e ristrutturando parte dell’edificio per creare una grande sala polivalente (aula verde) che potrà essere utilizzata anche per seminari e workshop; il recupero e la riqualifica della Cave di Marmo di Arzo, un progetto per il patriziato di Arzo con il sostegno finanziario del cantone che prevede la ripresa dell’attività di coltivazione del marmo, la ristrutturazione delle antiche baracche per la lavorazione della pietra trasformate in spazio espositivo, la creazione di un sentiero didattico fino alle antiche cave sparse nel bosco soprastante, la sistemazione del grande spazio dell’Ex-cava grande (4’700 metri quadrati) trasformata in anfiteatro naturalistico con la costruzione di una passerella in legno e un emiciclo di gradonate in blocchi di marmo. I lavori dovrebbero iniziare nel mese di ottobre 2016.

 Quali i vantaggi per il Ticino e il suo territorio?

Le aree industriali costituiscono opportunità straordinarie nell’ottica dello sviluppo urbano sostenibile, della crescita centripeta degli agglomerati e della densificazione qualitativa. Un territorio con una struttura urbana ben organizzata valorizza le proprie risorse ed è più attrattivo. Investire sulla qualità è sempre una scelta vincente.